Cenere (2016, di G. Saponara)
Francesco perde tutto ciò che ha. La sua azienda, sua moglie, la sua intera vita. Gli resta solo il vecchio casale del padre. Solo il suo spiacevole ricordo.
Dedicato al cinema, il canale è particolarmente attento al cinema italiano di ieri e di oggi ma propone anche le opere di grandi maestri internazionali. Ampi spazi vengono dedicati ai festival cinematografici italiani ed esteri. E’ il canale televisivo ufficiale della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia. All’interno la rubrica ‘I corti della Basilicata’. In visione cortometraggi girati in terra lucana, sostenuti dalla Lucana Film Commission.
Francesco perde tutto ciò che ha. La sua azienda, sua moglie, la sua intera vita. Gli resta solo il vecchio casale del padre. Solo il suo spiacevole ricordo.
Una coppia di borghesi decide di trascorrere una giornata al mare. Nel giro di poco tempo la riva diventa una metafora di quanto possano essere opprimenti e artificiosi i rapporti sociali e familiari. La spiaggia e i suoi abitanti, tra un’onda e l’altra, diventano un inferno “sartriano” dal quale non si può che fuggire in mare aperto.
Anna e Giovanni sono una giovane coppia che si appresta a iniziare una vita insieme. Quando però Anna resta incinta, il desiderio di una famiglia si scontra con la difficoltà di mantenere il posto di lavoro e saranno obbligati ad una scelta. Ma, quando si parla di maternità tutte le donne sono uguali.
Paride è un giovane omosessuale allontanatosi dai luoghi d’origine e dalla madre a seguito di un fatto doloroso, destinato a segnare profondamente le loro esistenze e l’intera comunità .Il ritorno a casa, dopo una drammatica notizia, lo costringerà a riaprire le ferite del passato.
Lo sguardo incantato e sperduto di un bambino; quello duro e in fondo cieco di un uomo. L’uomo e il bambino lavorano in una segheria. Un giorno, il bambino si allontana di nascosto e scappa. Una favola implosa; una realtà assurda.
Per Gianni, detto Millelire, il passaggio dalla lira all’euro è stato traumatico. Ha passato tutta la vita a chiedere mille lire per le sigarette o un panino. Ma anche per avere affetto, soprattutto da quando è stato costretto a vivere per strada. I soldi sono sempre stati, per lui, l’unico modo noto di relazionarsi col mondo.